Nota dell'autrice:
Questa ff è nata come seguito di “Luci ed Ombre del mio Amore”: per questo troverete, specialmente all’inizio della narrazione, molti riferimenti o frasi inerenti alla suddetta ff. Forse è un po’ strano come seguito, visto che la trama è molto più lunga e intrinseca; spero comunque che vi piaccia. Voglio ringraziare anticipamene tutti coloro che mi hanno dato una mano e che mi hanno appoggiato durante la creazione di questa ff: ringrazio innanzi tutto Alex per la sua gentilezza e disponibilità, Silvia, Laura, Cinzia e per ultima, ma non meno importante, mia sorellina Federica che mi ha rallegrato nei momenti in cui mi ‘bloccavo’; bando alle ciance: vi lascio alla lettura.
 
Fantasmi dal Passato
III° parte
 
 
André aveva guardato César andare via: gli si strinse il cuore e una lacrima inaspettata gli scivolò lungo il viso mentre con la punta delle dita sfiorava il vetro come per poterle impedire di andare via, di lasciarlo solo. Entrò Nanny:
“Oscar non ti ha detto quando sarebbe tornata?”
“No André. Di là c’è il tenente Girodel: è venuto a parlare con il Generale”.
“Che cosa vuole?”
“Non so; credo si tratti di Oscar”
André spalancò gli occhi mentre un’angoscia folle prendeva possesso di lui. Uscì fuori dalla stanza lasciando Nanny stupita per il suo comportamento.
“Che cosa vuole Girodel? Perché vuole parlare con il Generale?” pensava mentre raggiungeva il salone. Attraverso la soglia.
“Buongiorno André”
“Buon… giorno, tenente Girodel” disse ansimando
“Cosa avete André, perché tanta agitazione?”
“Niente, non vi preoccupate. Piuttosto, come mai…”
“Come mai sono venuto a parlare con i Generale? Non vi sfugge niente André. Beh… ho intenzione di chiedergli la mano di Madamigella Oscar”.
André sprofondò nell’abisso più profondo: qualcuno voleva portarsi via Oscar, la donna che amava, che aveva scelto di amare preferendola ad altre mille, la sua compagna di vita. Non poteva essere così, non era giusto.
“Cosa c’è André, la notizia vi ha sconvolto? Ebbene si, se il Generale accetterà, io diventerò il marito di Madamigella Oscar…”.
Il MARITO di Madamigella OSCAR. Non aveva mai pensato che Oscar un giorno potesse sposarsi; la sua condizione glielo impediva.
“… ovviamente se mi accetterà anche lei come suo consorte. Non mi basta l’appoggio del Generale: voglio una risposta da Madamigella. Se lei dirà di si sarà cosa fatta, altrimenti non persisterò oltre. Voglio solo che sia felice”.
André l’aveva ascoltato attentamente, senza perdere il significato della minima sillaba: allora anche il giovane Girodel amava Oscar, e se anche lei lo ricambiasse…
“No, è impossibile” pensò
“Va bene tenente Girodel”disse riprendendo un tono di voce sicuro “allora vi faccio i miei migliori auguri” “bugiardo” si diceva.
“Troppo presto André, troppo presto” disse con un sorriso sulle labbra.

Oscar era entrata nella sua stanza, col fiatone e gli occhi sbarrati: quelli che aveva visto non potevano essere fantasmi.
“I fantasmi non esistono” si disse
ma ciò che la sua mente voleva sostenere ad ogni costo, non era la stessa cosa di ciò che invece aveva visto. Ad ogni modo Oscar era un tipo razionale e non poteva credere all’esistenza di entità soprannaturali, quindi si convinse che ciò che aveva visto era solamente frutto della sua fantasia. Dopo essersi tranquillizzata, decise di aspettare che fosse servita la cena facendo una breve visita al palazzo; dall’ultima volta erano passati circa otto anni perché a causa dei vari impegni a Versailles aveva avuto poco tempo a disposizione per se stessa e per i viaggi. I domestici non erano stati avvisati della venuta di Oscar e per questo, adesso, erano tutti occupati a sistemare. Camminando lungo un corridoio, scorse un quadro molto familiare… nel quale era ritratta sua madre. Si fermò ad osservarlo tornando col pensiero indietro nel tempo.
Era a palazzo Jarjayes nel salotto, vicino al caminetto; era sera e c’era un temporale, si, un temporale di primavera. In piedi, di fonte al caminetto acceso guardava il quadro di sua madre. Aveva solo quattordici anni e a quell’età, già difficile per ogni ragazza, le si era aggiunto il tormento della decisione che doveva prendere. Sua madre non le era stata tanto vicino durante la sua infanzia, ma Oscar sapeva che le voleva bene:
“Forse dovrei diventare come lei” aveva pensato.
Poi, all’improvviso, André aveva bussato alla porta e Oscar, per non dar modo di mostrare le sue ansie e i suoi dubbi , si era subito seduta nella poltrona aprendo un libro lì vicino in una pagina a caso.
La sua reazione era stata molto chiara: Oscar non voleva mostrarsi dubbiosa, non voleva mostrarsi debole, non voleva mostrarsi donna.
Chiuse gli occhi. Il quadro sembrò animarsi di vita propria e le labbra di Mme De Jarjayes pronunciarono qualcosa che rimbombò nella testa di Oscar come un’eco: André.
Aprì gli occhi di scatto e se ne andò via a grandi passi.

André, dopo che Girodel ebbe lasciato il palazzo, aveva cenato insieme a Nanny e poi era andato nella sua camera. Il Generale Jarjayes aveva accolto di buon grado la proposta di matrimonio del giovane Girodel, ma gli aveva detto che la decisione spettava ad Oscar; pur non volendolo ammettere, provava un gran bene per quella figlia tanto ostinata. Aveva detto a Girodel che Oscar era in Normandia e che si sarebbe presa una decisione al suo ritorno.
“Chissà che cosa sta facendo” pensò affacciandosi al balcone. C’era una bella serata: non c’era freddo, né un alito di vento. Alzò lo sguardo. La luna piena dominava il cielo insieme ad una miriade di stelle luccicanti. Si appoggiò al balcone con aria spossata: Oscar… era inevitabile pensare a lei, la luce che da sempre illuminava il suo cammino; si chiedeva cosa stesse facendo, cosa stesse pensando.

La cena fu servita. Oscar mangiò con gusto le squisitezze che le vecchie cuoche le avevano preparato; dopo Nanny, Rose e Louise si erano occupate di lei ed Oscar, dopo aver finito, rimase a parlare un po’ con loro. All’inizio le due donne erano rimaste alquanto perplesse dalla proposta di Oscar di fare quattro chiacchiere: non era mai successo che un nobile volesse discutere amichevolmente con un suo dipendente, ma poi, riflettendoci su, non si stupirono più di tanto visto che Oscar era loro molto affezionata. La verità era che Oscar voleva evitare di rimanere sola; non era di sua abitudine, ma aveva quasi paura. Le donne, dopo un breve commento sulla carriera militare della loro ‘piccola’, le chiesero subito di André, quel bambino dagli occhi verdi, suo compagno di giochi. Rispose loro che André stava bene e che era rimasto a palazzo Jarjayes perché aveva delle cose da fare.
“Scusate madamigella” intervenne Louise, un’anziana donna dagli occhi azzurri “io avevo l’impressione che il compito di André  fosse quello di starvi accanto e…”
si fermò vedendo il viso di Oscar abbassato e con un’ombra di tristezza; cambiò discorso:
“Che ore sono? E’ tardi, perché non andate a dormire? Siete venuta solo oggi e non avete fatto altro che muovervi su e giù per la tenuta”.
“Come vuoi” disse Oscar, senza però riuscire a celare la sua profonda tristezza.
 

 

Fine 3° parte

                                                                                                                       Cetty
 

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